Nel calcio, quando l’arbitro estrae il cartellino rosso, Il giocatore deve lasciare immediatamente il campo da gioco senza la possibilità di essere sostituito.

Nella nostra esistenza, nel nostro ruolo di genitori, nel nostro compito di cura verso un figlio con disabilità, quante volte la vita tira fuori un cartellino rosso e ci obbliga ad assentarci dal nostro “terreno di gioco”?

Quante volte accadono imprevisti, emergenze, impegni inaspettati che dobbiamo affrontare senza poterci tirare indietro? E in tali casi: chi ci sostituisce?

L’essere umano ha questa particolarità: spesso non si decide a fare le cose finché non è obbligato da un evento, da una scadenza.

E così noi genitori – per solitudine, per stanchezza, per difficoltà economiche, per assenza di operatori stabili in cui riporre fiducia, per mille altri motivi - ci accolliamo, giorno dopo giorno, il nostro compito di cura. Senza costruire un’alternativa, senza attuare un concreto progetto di vita per nostro figlio che possa non comprenderci.

Fino a quando la vita ci chiede di essere obbligatoriamente e simultaneamente in due posti differenti, sbattendo violentemente contro tale impossibilità.

Con il cuore, dunque, a partire dalla nostra personale esperienza, ecco cosa consigliamo: fin da piccoli, anche in presenza di disabilità complesse, abituate i vostri figli a cavarsela senza di voi.

Abituateli a trascorrere del tempo con altre persone, a mangiare con altri, ad addormentarsi senza la vostra presenza, a stare in altre case.

Sappiamo quanta fatica costa. Quanti sforzi emotivi necessitano. Quante energie si spendono.

Ma è un tassello fondamentale per fare in modo che, quando si deve - o ci si vuole – dedicare ad altro, vi sia la possibilità di farlo con serenità.

ARIA esiste proprio per esservi accanto e per costruire insieme questa opportunità.

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