L’essere umano è spinto continuamente dalla ricerca, dal desiderio, dai progetti e dai sogni che cerca di realizzare.
Che sia l’amore, la famiglia, una determinata posizione professionale, la Fede.
O qualcosa di molto concreto come un viaggio, una nuova esperienza, un vestito nuovo, un oggetto di arredo.
Ciascuno di noi quotidianamente crea piccoli e grandi progetti, insegue piccoli e grandi desideri. Questo movimento continuo verso il futuro regala respiri, entusiasmi, forti emozioni, lunghi sguardi che nutrono la persona e producono energia vitale.
Accade, a volte, che la vita invece si arresti di colpo e ci si trovi sommersi da così tante difficoltà ed emergenze, da sentirsi sprofondare nel buio di un abisso, senza luce e senza aria.
Una disabilità grave, una malattia, un autismo severo: situazioni che schiacciano la persona e tutta la sua famiglia nel qui ed ora.
Non “il qui e ora” luminoso e ricco di pienezza descritto dalla mindfulness, dallo yoga e da tante altre discipline del benessere.
Quello pesante, fangoso, freddo e impregnato di solitudine che caratterizza invece le vite di tante nostre famiglie.
Quando si è lì, così totalmente impegnati a risolvere problemi, a cercare soluzioni, a trovare il modo di sopravvivere ad una nuova giornata, lo sguardo rimane incollato a terra, senza più possibilità di sollevarsi. I pensieri si bloccano, senza più capacità di aprirsi al domani.
La vita diventa una massa pesantissima da spostare avanti con fatica, che rischia di risucchiare ogni energia e spingere tutti sempre più in basso.
Certo, una delle cose più importanti è prenderne coscienza, farsi aiutare per attivare ogni risorsa interna capace di far fronte all’emergenza.
Ma a volte non basta. Perché le difficoltà sono troppo grandi e annullano ogni sforzo positivo.
Servono persone intorno. Serve un intero “villaggio”.
Qualcuno che si sieda accanto, ti guardi dritto negli occhi e ti domandi:
“Fai lo sforzo di lasciare per un attimo sullo sfondo le fatiche. Pensa di poterti dilatare, di poter fare spazio, nella testa e nel cuore, a qualcosa di nuovo. E ora raccontami: cosa desideri per te e per la tua famiglia? Cosa vedi tra 1 anno, 5 anni, 10 anni, nel tuo futuro, nel futuro della tua famiglia, perché siate felici?”
Una domanda inaspettata e difficilissima.
A forza di giornate nere, ti fa paura anche solo l’idea di accedere ad un desiderio.
La vita ti sta abituando a dover rinunciare continuamente a ciò che avevi programmato e immaginato.
Ora ti si chiede di sognare in grande.
Ed è al contempo, spaventoso e bellissimo.
Una grande vertigine.
Nelle lacrime che sgorgano libere, si sciolgono delusioni, rabbie, spaventi, pesi.
E chi ti è accanto ti porge la mano:
“Ci sarà il sole, nonostante la pioggia di questi vostri giorni.
Tu raccontaci i tuoi sogni.
Noi siamo qui, per poterli realizzare insieme.”