In un pomeriggio estivo qualunque, Francesco voleva guardare a ripetizione uno dei suoi video preferiti delle olimpiadi di nuoto: Martinenghi che vince la medaglia d’oro, un crescendo irresistibile di emozioni e di grida dei cronisti.

La sorella, sul divano lì a fianco, tentava di leggere un avvincente romanzo, ma veniva interrotta continuamente: la gara dura appena 1 minuto e 13 secondi e ad ogni arrivo Francesco le porgeva il telecomando per farselo riavvolgere.

Una, due, tre, dieci, venti volte.

E poi un tentativo: “Franci, siediti qui che ti insegno a fare da solo.”

Non che non si fosse mai provato. Una, due, dieci, venti volte la mamma aveva tentato di spiegargli come far ricominciare i video da capo. Fino a quel momento inutilmente.

Ma in quell’afoso pomeriggio, succedeva invece qualcosa di straordinario.

“Guarda bene come faccio, Franci: freccina e tasto grande.”

E poi un urlo acutissimo di giubilo: “Ma bravoooo!!!”

Francesco si era seduto accanto a lei, aveva fissato la sua mano con attenzione e immediatamente aveva copiato.

Poi non si è fermato più per l’intero pomeriggio, facendo ripartire Martinenghi ancora e ancora e ancora, felice e orgoglioso della sua piccola, ma gigantesca conquista di autonomia.

In casa per ore c’è stata gioia sfrenata e aria di festa, come se l’oro olimpico fosse toccato a Franci e Sofia, in una geniale, determinata e amorevole performance.

Questo succede nella nostra famiglia e questo vedo accadere in tante altre famiglie come la nostra: apprendere cose nuove, raggiungere inattese autonomie, arrivare a particolari conquiste è così difficile, che ogni volta che accade, pare di essere saliti sul podio di un’olimpiade.

La cosa straordinaria è che questo atteggiamento non riguarda solo la persona con disabilità.

Si crea una speciale attitudine a guardare alla quotidianità: con occhio attento e sensibilità si accolgono con gioia i risultati e i successi di tutti, vivendo per contro gli errori e gli sbagli come semplici esperienze da cui imparare, splendide piattaforme da cui prendere una nuova rincorsa.

Non che sia facile tollerare di continuo la frustrazione del non riuscire, del non raggiungere ciò che renderebbe la vita più facile e più serena.

Ma in questa difficoltà, ecco che la disabilità offre la possibilità di guardare alla vita secondo una prospettiva diversa, assaporando con più profondità ogni piccolo avvenimento.


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