Qualche anno fa un sondaggio del Daily Mail rivelava che, se solo il 63% delle donne intervistate ricordava il nome del primo ragazzo che aveva baciato, il 92% ricordava benissimo il primo paio di scarpe acquistato con i propri risparmi.
Perché le donne amano così tanto le scarpe? In particolare, col tacco?
Secondo lo storico francese Jean Servier, la scarpa rappresenterebbe una sorta di radice simbolica e sarebbe quindi correlata al concetto di indipendenza.
Secondo alcuni psicologi le scarpe, ma in particolar modo le scarpe col tacco, rappresenterebbero un prolungamento di sé stesse e avrebbero quindi un riflesso importante sull’aumento dell'autostima.
A quante mamme di figli con disabilità avete visto indossare delle scarpe col tacco?
Forse non ci avete mai fatto caso, ma per poter gestire la disabilità di un figlio, i tacchi sono banditi.
Con i tacchi non si può scattare come Usain Bolt nell'inseguire chi sta scappando, rischiando di finire sotto un'auto.
Con i tacchi risulterebbe molto faticoso spingere una sedia a rotelle.
In bilico sui tacchi sarebbe impossibile sollevare il proprio figlio per cambiarlo, vestirlo, lavarlo.
Con i tacchi non è possibile camminare per chilometri, a passo spedito.
A prima vista può sembrare un aspetto frivolo, di nessuna importanza.
Ma nel concreto non è così.
Fa parte delle tante limitazioni, delle rinunce, dei pezzi di sé che occorre abbandonare per dedicarsi al proprio figlio con disabilità.
Una delle tante piccole cose che bisogna lasciare e che, ad un certo punto, rischiano di minare la propria identità, di percepirsi molto lontane dalla propria essenza.
ARIA vorrebbe supportare le mamme nel continuare a dispensare cura e amore in modo illimitato, ma evitando di smarrirsi, conservando la possibilità di sentirsi bene con sé stesse, di avere qualche spazio per sé, di indossare - almeno in qualche occasione - le scarpe coi tacchi.